venerdì 4 novembre 2011

Giocare con le onde a Pangandaran

Piove. Diluvia. Sotto la veranda della mia stanza a Pangandaran faccio colazione con calma, affetto il pancake alla banana, sorseggio un tè leggermente troppo dolce, lentamente. Aspetto una ragazza con un sorriso come il sole che si farà un’ora di strada in motorino sotto la pioggia solo per stare con me. Ma chi me lo doveva dire ?

Un cane mi ha fatto dormire poco stanotte. All’alba, appena prima della pioggia sono sceso in strada a cercare questo cane. Non l'ho trovato ma ho camminato vicino alla spiaggia, ho ascoltato quello che sento.

Sono senza lavoro, senza casa, lontano dalla famiglia, dagli amici, dal mondo in cui sono cresciuto in cui so muovermi abbastanza bene, di cui conosco le regole e le persone. Ma sono libero. E ho un cuore vivo, che batte forte, che piange, soffre, si interroga, esulta di gioia. Cosa posso scambiare per questo ?



Onestamente non so cosa succederà. La Vita ha sempre piani diversi dai miei, qualche volta più belli della mia capacità di immaginazione, qualche volta no, soprattutto perché i miei desideri sono ancora confusi e contradditori e mi faccio troppo spesso spaventare da quello che può succedere.

In una credo falsa idea di libertà, la solitudine può diventare una sicurezza, un rifugio dove nessuno entra e può veramente mettere in discussione tutto quello che sei. Credo che la libertà contempli il fatto di accettare di sporcarsi le mani con l’imperfezione dell’altro, di accettare di correre il rischio di farsi ferire, di essere delusi anche profondamente, di accettare che la Vita ha piani diversi dai nostri. Accettare il fatto che la vita non è nostra ma è un dono, e che un giorno ci sarà chiesto indietro, e ogni nuovo giorno è un dono che riceviamo senza aver fatto nulla per meritarlo. Di cosa mi lamento ? Che opportunità mi offre questo nuovo giorno che mi è stato dato ? Cosa posso fare per amarmi e per amare, oggi ?

Io, oggi, lo so. Essere me stesso, essere onesto e vero, esprimere quello che sono e sento, sorridere e godermi ogni dettaglio di questo giorno nuovo. Doloroso, tenero, fastidioso o stupendo che sia. Amen.

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