Mi chiedo se è sempre stato così. Se lo è, che vita ho vissuto fino a un anno fa ? E se non lo è, da cosa sto fuggendo, o cosa sto inseguendo ? In realtà ho sempre corso molto. Sempre. Nella mia vita gli ultimi spazi vuoti risalgono a miei primissimi anni di vita in via Buonarrotti, quando il mio cuore non conosceva l’angoscia della solitudine e non si spaventava davanti all’immensità del silenzio.
Dall’asilo in poi ho conosciuto la confusione, la rabbia, la paura, l’umiliazione, e non mi hanno più lasciato. Sono costantemente in trattativa con loro per conquistare una manciata di benessere, per gustare la vita. Ricordo le 21 riunioni in 20 giorni negli anni dell’università, le corse in moto da un attività a un'altra, e le ultime recenti domande sul perché stavo rischiando continuamente la vita per arrivare in orario ad appuntamenti che la vita non mi cambieranno. Rallentare. Consapevolmente. Prendere fiato, guardarsi intorno, capire perché sto facendo quello che sto facendo.
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Sarò eretico ma comincio a credere che il momento in cui un maschio può essere vicino alla verità è dopo aver fatto l’amore in maniera soddisfacente, aver dormito profondamente qualche ora, essere sceso in strada, aver mangiato una buona pizza in un ambiente confortevole con gli amici. Ecco, quello è il momento della verità, quando i bisogni primari sono tutti soddisfatti. Quali sono i colori del mondo in quel momento ? Quali luci ? Cosa vuoi ? Cosa senti ?
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Purtroppo devo confessare che ho avuto ben pochi di questi momenti, ho troppo spesso lasciato che qualcuno venisse a rompermi i coglioni, oppure ho creduto di dover essere responsabile di un altrui felicità. Il risultato è che tutti questi qualcuno adesso sono fisicamente e spiritualmente dall’altra parte del mondo, a laurearsi, a compiangersi, a fare non so cosa. Ma di quei rari momenti che mi sono concesso ho un ricordo favoloso, ho il ricordo di una felicità cristallina, semplice, di non avere veramente più bisogno di niente, nemmeno del desiderio del desiderio, semplicemente stare così, respirare, osservare la bellezza che abbiamo intorno.
Ripeto. Sarò eretico, ma temo che questa storia dell’amore romantico abbia poco a che fare con l’amore e molto con l’aspetto ormonale. Togli quello o mettiti in uno stato post-orgasmico, e vedrai come le quotazioni di un bicchiere di birra con gli amici schizzano alle stelle. E per fortuna. Non dobbiamo amare anche i nostri nemici ? L’affettività non si può esaurire all’interno del solo rapporto di coppia.
D’altra parte, nemmeno mi sembra naturale ignorare la spinta vitale che fa instancabilmente collidere uomini e donne. La spinta vitale non è una cosa da poco. E’, appunto, la Vita, quella sostanza in cui siamo immersi che religioni, media, società tentano di codificare per noi (con intenzioni più o meno oneste) e che ci chiama a rispondere instancabilmente.
Nel luogo del mondo dove mi trovo ora, ad esempio, i contatti fra uomini e donne sono relativamente proibiti prima del matrimonio. Ieri ho passato la serata con una coppia che si sposerà in fra 3 mesi e non c’è stato abbraccio, non c’è stato un bacio tra di loro, soltanto qualche fugace carezza sui capelli rubata in auto, al riparo da occhi indiscreti. Non ho capito esattamente cosa succede in caso di un figlio fuori dal matrimonio; in ogni caso è una tragedia.
In altre parti del mondo, non so se esagero ma la mia sensazione è che un figlio all’interno del matrimonio sia più vicino all’eccezione che alla regola. In entrambi i casi, famiglie allargate si prendono cura dei figli. Dove esistono forti schemi culturali le persone rispondono a quegli schemi, dove non esistono si risponde con la soddisfazione dei bisogni primari.
Nel mondo occidentale è parecchio che assistiamo a un risveglio culturale che porta alla critica dei vecchi schemi, che resistono per tempo che va via via diminuendo. Chi detiene il potere reagisce creando nuovi schemi che vanno a sostituire quelli precedenti, sempre più sofisticati e imbriglianti e, possibilmente, globali. Il cristianesimo, lento a creare nuovi schemi sta perdendo velocemente potere in occidente, il buddismo, più elastico e dinamico, ne sta acquisendo. I media diventano sempre più strategici. La critica è indirizzata verso il vecchio schema e verso chi non accetta il nuovo schema. Ognuno di voi mi dirà che non è così ma in realtà i media orientano le nostre scelte come i fiori si orientano verso la luce. La televisione è ancora il canale per eccellenza, i giornali perdono e il vero campo di battaglia ora è internet. Google, Facebook, Wikipedia, Wikileaks… niente è come sembra, niente è facile da decifrare ma c’è ancora abbastanza spazio per capire. Per essere consapevoli.
Cosa sto facendo ? Perché lo sto facendo ? Come mi sento ? Lo voglio davvero o mi sento obbligato ? Perché mi sento obbligato ? Qual è il bene per me in quello che sto facendo ? Posso farlo in un altro modo ? C’è un’altra via ?
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Sono alcune delle domande che vorrei pormi ogni giorno, almeno una volta la settimana, ma è dura essere onesti con sé stessi, è più facile mettersi in coda e seguire il flusso. Il fatto è che il flusso mi porta dove vuole qualcun altro e quel dono specialissimo, unico e irripetibile che mi è stato fatto, che è la Vita, in questo modo lo chiudo in un cassetto. Ho questo dono incredibile, tutto da sperimentare, da mettere in gioco, da capire come funziona, e limitato nel tempo. Voglio usarlo.
Negli ultimi dieci giorni mi sono mischiato ad alcune famiglie dalle parti di Tangerang, 2 ore di traffico da Jakarta, Indonesia. Ho dormito dove è capitato, ho provato tutti i possibili cibi locali, sono stato male, c’ho provato inutilmente, ho avuto lunghe e profonde e accese discussioni, ho giocato con i bambini, ho cucinato italiano, ho speso molte ore in mezzo al traffico, ho avuto 2 colloqui skype con un’azienda di Hong Kong e fatto un provino per una televisione locale. Ho studiato la cultura locale, il tipo di comunicazione che viene propinata a menti assetate di riferimenti. Ho dovuto rinunciare alla carta igienica. Ho sognato la cucina di mia madre. E non ho avuto spesso internet, ma lunghi tempo di attesa, a volte da solo, spesso circondato da persone che non parlano nessuna lingua da me conosciuta. In questo modo mi è stata concessa l’opportunità di scrivere queste riflessioni. Tutto è dono, basta vederlo.
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